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Quando nel novembre del 1970 durante il Festival del Nouveau Réalisme, oggi noto come uno dei momenti epocali dell'arte contemporanea a Milano, Christo rimuoveva il telo bianco con cui aveva impacchettato il Monumento a Vittorio Emanuele II di piazza del Duomo per coprire il Monumento a Leonardo di piazza della Scala, Luigi e Peppino Agrati vivevano in diretta il grande evento, entrando da subito in contatto con l'artista a cui commissionarono alcuni interventi per il giardino della loro villa. Grandi imprenditori, gli Agrati hanno condiviso un'intuizione sensibile e sottile per l'arte, capace di cogliere le profondità delle immagini che stavano "costruendo" il loro tempo. La mostra è la prima occasione per rivelare al pubblico la collezione, donata con generosità e lungimiranza da Luigi Agrati a Intesa Sanpaolo, attraverso una selezione rappresentativa di opere di arte italiana e americana. Da un primo grande nucleo di sculture di Melotti ad alcuni capolavori di Fontana, Burri e Klein, l'esposizione approfondisce la pittura di "nuova figurazione" italiana per arrivare alle radici della nascente Arte Povera. La scoperta dell'arte americana corrisponde all'acquisto di opere dei principali esponenti sia della corrente Pop - ne è icona Andy Warhol e il suo monumentale Triple Elvis - sia delle tendenze minimali, di cui è emblematico il grande neon di Dan Flavin dedicato a Peppino Agrati. In una sorta di costellazione plurima accanto all'arte italiana entrano così nella raccolta le straordinarie opere di Robert Rauschenberg, collezionato ampiamente dalla fine degli anni Sessanta fino agli anni Ottanta, di Cy Twombly, originale mediatore tra cultura d'oltreoceano e cultura italiana, e di artisti concettuali come Bruce Nauman e Joseph Kosuth, le cui ricerche sul linguaggio sono messe in dialogo con quelle di Alighiero Boetti e Vincenzo Agnetti.